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DISTURBI ALIMENTARI

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I Disturbi dell’Alimentazione e del Comportamento Alimentare sono caratterizzati da un disfunzionale comportamento alimentare, un'eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell’immagine corporea. sono un gruppo variegato di malattie comprese e classificate fra i disturbi psichiatrici. Causati da una serie complessa e molteplice di fattori, i disturbi del comportamento alimentare esprimono una condizione di profondo disagio e di malessere psicologico.

1. Pica, Disturbo da ruminazione e Disturbo da assunzione di cibo evitante/ritentivo

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La Pica è un caratterizzato da un comportamento di ruminazione, che comporta il rigurgito di cibo che viene poi rimasticato, inghiottito nuovamente o sputato, può esistere come parte dell’Anoressia Nervosa o della Bulimia Nervosa o come diagnosi unica, il Disturbo da ruminazione. Può rimanere come un problema residuo dopo un apparente recupero da un altro disturbo alimentare e può passare inosservato a meno che non sia sospettato e indagato, poiché i pazienti possono non essere disposti a parlare della sua esistenza

 

IL TRATTAMENTO

Per quel che riguarda le psicoterapie, ad oggi hanno mostrato buoni risultati le terapie cognitivo-comportamentali (Stein, 2008). La terapia utilizza la ristrutturazione cognitiva con la quale vengono identificati pensieri automatici disfunzionali del paziente, l’esposizione graduale all’evento temuto, la mindfulness che riduce la reazione emotiva.

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2. Anoressia Nervosa (AN)

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L’anoressia nervosa (AN) eÌ€ un disturbo mentale grave. Le persone che si trovano in questa condizione cercano di mantenere il proprio peso corporeo il più basso possibile attraverso una forte restrizione dietetica e assumendo comportamenti utili a ridurre il peso corporeo. Il disturbo spesso si manifesta come un’intensa preoccupazione nei confronti del proprio peso e delle forme fisiche, che origina dalla paura di essere grassi o dal desiderio di essere magri. Molte persone con AN hanno un’immagine distorta di sé stesse e si vedono grasse, quando invece non lo sono affatto(dismorfofobia). I segnali che potrebbero indicare che una persona ha un problema di AN o anche altri disturbi dell’alimentazione sono:

• saltare i pasti, mangiare molto poco, o evitare completamente i cibi grassi

• contare ossessivamente le calorie dei cibi

• alzarsi immediatamente da tavola per andare a vomitare

• assumere farmaci che riducono la fame (anoressizzanti), che aiutano ad eliminare i liquidi corporei (diuretici) o lassativi

• pesarsi o guardarsi continuamente allo specchio

• problemi fisici, quali vertigini o capogiri, perdita di capelli o pelle secca L’AN può essere spesso associata a problemi psicologici quali depressione, ansia, bassa autostima, abuso di alcol e comportamenti autolesionistici.

 

IL TRATTAMENTO

Prima di iniziare il trattamento per l’Anoressia Nervosa, è necessario sottoporsi a una valutazione delle condizioni fisiche da parte del medico di famiglia e di specialisti. Questa valutazione preliminare guiderà la predisposizione di un piano terapeutico.

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Nella maggior parte dei casi, il trattamento prevede la combinazione di una psicoterapia e di una sorta di “riabilitazione” dietetico/nutrizionale con la finalità di aiutare la persona a riprendere peso in modo graduale e salutare a seconda della gravità in cui verte il paziente.

 

La cura psicologica si propone di ristabilire atteggiamenti e comportamenti corretti nei confronti del cibo Il trattamento prevede la collaborazione di psicoterapeuta, psichiatra e nutrizionista.

3. Bulimia Nervosa (BN)

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La bulimia nervosa è un disturbo mentale appartenente al gruppo dei disturbi dell'alimentazione.

Le persone che hanno la bulimia nervosa dapprima controllano il loro peso, diminuendo fortemente la quantità di cibo introdotta e poi si abbuffano (binge eating). Successivamente, per liberarsi dalla consistente quantità di cibo ingerita, possono adottare comportamenti di autosvuotamento, procurandosi il vomito e/o prendondo lassativi . Come accade per altri disturbi alimentari, la bulimia nervosa può essere associata a:

• bassa autostima

• abuso di alcol

• depressione

• comportamenti autolesionistici .

 

I cicli di abbuffate-comportamenti compensatori possono essere attivati sia dalla fame, sia dallo stress ma, più frequentemente, costituiscono soltanto un modo per fronteggiare i propri stati d'ansia.

 

I segnali che possono far pensare alla bulimia nervosa includono un comportamento ossessivo nei confronti del cibo e del mangiare, un atteggiamento ipercritico verso il peso e la linea, visite frequenti in bagno dopo un pasto al termine delle quali la persona appare spesso rossa in viso.

 

IL TRATTAMENTO

Il primo passo è quello di riconoscere di avere un problema. Ciò consentirà di rivolgersi al medico di famiglia per un controllo generale sullo stato di salute. Se si sospetta che una persona cara abbia la bulimia nervosa, è importante parlarne con lei per cercare di convincerla a rivolgersi al medico curante.
La terapia cognitivo-comportamentale è la cura più diffusa per la bulimia nervosa. Essa prevede colloqui con un terapeuta per analizzare i problemi e modificare la convinzione che il peso e le forme fisiche. Lo scopo è quello di aiutare chi soffre di questo disturbo a gestire i propri comportamenti, a sostituirli con altri più adeguati e soddisfacenti, a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento del disturbo.

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4. Disturbo da alimentazione incontrollata (BED)

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Il disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) è caratterizzato da episodi di abbuffate ricorrenti. Si ha il bisogno urgente di consumare enormi quantità di cibo in un breve lasso di tempo, anche in assenza di fame.

Le abbuffate sono programmate in anticipo, prevedendo quale cibo verrà consumato. Nel momento dell’abbuffata la persona non riesce ad avere nessun controllo sul proprio comportamento alimentare. Le abbuffate avvengono in privato perché dopo aver mangiato, le persone provano imbarazzo, vergogna o addirittura odio verso se stessi per il loro comportamento.

Le abbuffate si alternano a periodi in cui la quantità di cibo che si mangia è notevolmente ridotta, ciò comporta che i livelli di glucosio nel sangue aumentano e diminuiscono rapidamente, inviando messaggi errati al cervello, il quale li traduce in desiderio di cibo anche se il corpo non ne ha bisogno.

 

IL TRATTAMENTO

La terapia cognitivo-comportamentale consiste nel trovare nuovi modi di “vedere” le situazioni, i sentimenti e il cibo. Lo scopo è quello di aiutare chi soffre di questo disturbo a gestire i propri comportamenti, a sostituirli con altri più adeguati e soddisfacenti, a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento del disturbo.

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